E' un dispenser di energia, un antidoto alla solitudine, un impegno divertente, un'esperienza da proseguire. Sono le parole di Giovanna Manfrini, 64 anni, pensionata e donna di “TemperaMenti”, il gruppo di teatro comunitario nato a Comacchio tre anni fa grazie a un progetto della Regione Emilia-Romagna successivamente sposato dal Comune. E' un teatro aperto, flessibile, donne, uomini, disabili, giovani e meno giovani che in strada e sul palco si danno un gran da fare. Il loro spettacolo “Andar per Storie” li vede il 1° maggio all'Auditorium di Santa Cecilia, a Roma, insieme ad Ambrogio Sparagna, che ha messo in musica alcune canzoni comacchiesi del repertorio. “Sono entusiasta, questa forma di teatro è una valvola di sfogo, ma anche motivo di grandi soddisfazioni –; spiega Giovanna –; il progetto ha coinvolto inizialmente donne di ogni ceto sociale, spesso con una diversa visione della vita, ma è stato un collante per tutta la comunità”. TemperaMenti ha fatto nascere amicizie e ha creato un cordone di solidarietà attorno ai più deboli, che sono molti nel Delta del Po, dove l'abbandono scolastico è alto e la disoccupazione alle stelle rispetto al resto dell'Emilia-Romagna.
Nella piccola Venezia, arrivata tra le finaliste candidate a divenire “Città della cultura 2018”, il teatro comunitario è un ponte per uscire dall'isolamento. “Il successo degli spettacoli restituisce un senso e un riconoscimento a ciascuno di noi –; continua –; ci sono le prove, gli inviti ai festival, gli applausi e i momenti conviviali. Prepariamo dei buffet che consumiamo insieme al pubblico”. In breve è una ricetta per stare insieme. E insieme trasformare la piazza dei Trepponti, loro naturale palcoscenico, in un angolo dedicato allo spettacolo a misura di città. Così è successo con “Il lavoro: parola alle donne di Comacchio”, filmato dal regista Giuseppe Ghinami mentre Patrizio Roversi, conduttore Rai, ha intervistato le protagoniste della piéce open air. Le donne di Comacchio, fiori d'acciaio, hanno ballato, cantato, raccontato il loro lavoro, precario, nero, malpagato, specializzato, stagionale. Frammenti di vita raccolti sotto il cappello di una forma teatrale nata negli anni '70, ma di grande attualità contro il malessere e i conflitti sociali del nostro tempo dalla disoccupazione al razzismo.
Quello comunitario è un teatro d'impegno, ma è spontaneo, gioioso e si muove tra tradizione e partecipazione. “E' un input culturale per tutta la comunità e al contempo un incentivo alla socialità –; dice l'assessore alla cultura Alice Carli –; è una situazione aperta, di grande valore sociale. Il nostro palcoscenico è la strada. Non ci sono barriere tra chi recita e canta e chi ascolta. Il teatro comunitario ha generato un positivo effetto a catena nell'ambito della partecipazione di tutta la comunità”. L'esperienza di TemperaMenti è cominciata in sordina tre anni fa. “Tutto è partito da un piccolo progetto promosso dalla Regione –; racconta Patrizia Buzzi responsabile dei progetti educativi del Comune –; il primo passo è stato la costituzione di un tavolo di lavoro al femminile, dove le donne hanno espresso i propri bisogni e sono state ascoltare sul tema del lavoro”.
Si sono presentate semplici cittadine, disoccupare, mamme dei centri educativi per l'infanzia, donne organizzare in movimenti femminili e delle cooperative sociali. “Si sono sfruttate appieno le caratteristiche del community lab, si è arrivati alla terza edizione, ma soprattutto –; conclude la Buzzi –; si sono messi in moto processi di inclusione sociale creando nuove iniziative, che vedono la partecipazione da protagonisti anche degli uomini”. Ad aprire la strada è stata Natasha Czertok del Teatro Nucleo, poi si sono avvicendate la collaborazione con il musicista Sparagna e oggi quella con il giovane artista Alessandro Gallo, figlio del cammorrista Gennaro, che si batte contro la mafia, tema del prossimo spettacolo di TemperaMenti.