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San Checcazzo: Protettore degli artisti di strada e dei mestieri che vanno per via

Ad ognuno il suo Santo.


Francesco da Nesso nasce appunto a Nesso, sulle rive del lago di Como, il 7 novembre 1827, la stessa data (7 novembre) dell'incipit del capolavoro manzoniano i Promessi Sposi, e nell'anno della pubblicazione dello stesso. Questa duplice coincidenza lo segnerà per tutta la vita, a partire dall'adolescenza punteggiata di episodi sgradevoli legati alle vicende di quello che era ormai divenuto il best seller dell'epoca, in quanto genitori e precettori vari pretendevano dal ragazzo una conoscenza quasi esegetica del romanzo che invece lui non gradiva punto. Di buona ed agiata famiglia di commercianti di tessuti, il giovane Francesco viene sorpreso alla sopravvenuta maggior età dal famoso quarantotto, che lo vide imboscato sui monti. Di indole paciosa e corpulento, in tenera età veniva appellato in famiglia Checco come si suole ridurre solitamente il nome Francesco, mentre i discoli compagnucci suoi di collegio, a partire dai quattordici anni, lo chiamavano non senza malanimo Checcazzo, a sottolinearne la fisicità un po' impacciata. Nomignolo che unito al cognome, volutamente accentato, divenne poi il suo adolescenziale modo di rispondere alle ripetute indagini famigliari sul suo grado di conoscenza di fatti e luoghi del capolavoro manzoniano.
Mentre era imboscato sui monti e a valle infuriava il ‘48 Francesco udì forte e chiaro il richiamo del Signore e una volta calmate le acque trascorse vita monastica presso il Convento di S. Maria del Lavello a Calolziocorte, nei pressi di Lecco, già luogo di miracolose guarigioni, che versava in stato di abbandono dopo il sacco dei Lanzichenecchi del 1629; trasformato ai giorni nostri improvvidamente in struttura alberghiera quantunque conservante una piccola edicola con l'effige del santo, proprio sopra la reception.
Nel mezzo di cammin di sua vita, a trentacinque anni suonati, digiuno com'era delle cose del mondo, venne mandato a proseguire la sua vita laicale in vari istituti religiosi, tutti bisognosi di quella che oggi chiameremo riconversione, alla luce della sopravvenuta Unità d'Italia. E' del 1868 l'episodio miracoloso che lo vide protagonista, quando impietosito da alcuni giullari che si contendevano le poche lire che sparuti spettatori concedevano loro durante una festa di paese, precisamente a Scanzorosciate nel bergamasco, prese il cappello di uno di questi che una volta restituito si rivelò colmo di monete d'oro. Lo sbigottito artista, tale Beppin Sboron da Cazzago Brabbia, esclamò “Eccheccazzo!”, ma la piccola folla nel frattempo convenuta capì fortunatamente “E' Checcazzo!”, dando il via a un passa parola giunto fino ai giorni nostri sulle capacità miracolistiche di quello che poi diverrà il Beato Francesco da Nesso, protettore degli artisti di strada e dei mestieri che vanno per via. Ma non dei promotori, fedeli invece a San Primo martire, perché "solo loro", possono votarsi a un santo che venne martirizzato agli inizi del IV secolo, all'età di soli quattro anni!

In realtà il nostro Francesco Santo non è mai (ancora) divenuto, vuoi per la concorrenza forte di altri santi con lo stesso nome, vuoi per l'imbarazzante quanto ormai imprescindibile denominazione adottata dalla vulgata popolare, così allusiva nella sua schietta assonanza. Impossibile non coglierne il Nesso. Ma i suoi fedeli artisti non disperano, soprattutto dopo l'avvenuta beatificazione da parte di Papa Benedetto XVI in occasione dell'udienza del 1° dicembre 2012, allorché Wanda Circus riuscì nell'intento di perorare di persona la causa di quello che di fatto era già e rimarrà comunque per tutti gli artisti di strada e i loro sodali San Checcazzo, che si spense serenamente a Bologna il 21 maggio 1895, circondato da uno stuolo di artisti di strada che lo avevano amorevolmente adottato.

Bibliografia:
Ghiradini Scotti Eugenio, “Edicole e capitelli di religiosità popolare tra Como e Lecco” –; edizioni Gatta ci cova, Brembate 1999
Lanzi Fernando, Lanzi Gioia, “Santi e patroni. Come riconoscerli nell'arte e nelle immagini popolari”, - Jaca Book 2013
Fabio Koryu Calabrò, “Meno male che sono già monaco”, - Mandragola edizioni, Venezia 2011
Alotti Michelosso, “Questioni mistiche e trascendenze nella Fnas del terzo millennio”, edizioni Kermesse, Vittorio Veneto 2012
Cargnelli Roberto, “In Fnas signo vinces vel saltem aequiparas”, (nel segno di Fnas vincerai o quantomeno pareggia) Pedalia edizioni, Mestre 2015

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Una sorta di “Cammino di Santiago dell’arte”, dedicato alla condivisione, all’incontro e allo stupore. Claudio Jaccarino, la Compagnia dei Ritratti e i Diari di viaggio: ritraendo le coste e la gente d’Italia.