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Non solo Ballarò Busker

La realtà degli artisti di strada a Palermo


“Il Ballarò Busker è un'ottima iniziativa, nella sua prima edizione ha avuto un grande successo e ha riportato le persone all'interno di un quartiere semiabbandonato”, racconta il clown e giocoliere Mario Barnaba anima del movimento “Libera il Cappello” di Palermo. “Il festival, sostenuto economicamente dal Comune e da piccole sponsorizzazioni, è nato per riqualificare la zona dell'antico mercato, niente da dire sulla qualità dell'intervento –; spiega –; ma ha aperto una questione davvero incresciosa, perché mostra due differenti anime della Pubblica Amministrazione. Da una parte il Comune guarda con simpatia gli artisti di strada per favorire una sua operazione e dall'altra non riconosce agli artisti in strada una professionalità e un ruolo, che tuttora resta ancorato a un'ordinanza comunale con cui vengono equiparati a commercianti ambulanti o ai protagonisti del selvaggio caos proposto dai locali della movida di Palermo, che sparano musica a tutto decibel”.

Da un anno, racconta Mario, la trattativa con il Comune per sbloccare una situazione lasciata al buon cuore della Polizia Municipale, ha subito una battuta d'arresto. I vigili, a seconda della propria inclinazione, “lasciano fare” o bloccano gli artisti durante lo spettacolo appellandosi alle regole. “Faccio un esempio, a pochi passi da chi si esibiva al Ballarò Busker Festival, c'era chi lo faceva in proprio, magari in una zona pedonale, ma è stato interrotto –; dice –; due pesi due misure sulle quali ‘Libera il Cappello', con le proprie iniziative, ha cercato di attirare l'attenzione e continuerà a farlo nel prossimo futuro”. E ancora. “Ci vietano l'amplificazione anche quando si tratta di una strumentazione conciliabile con le sue esigenze di tranquillità –; prosegue –; in queste condizioni è difficile creare un rapporto costruttivo con la città fondato sul reciproco arricchimento. Ci sono stati due tavoli istituzionali, un incontro con la Polizia Municipale, ma ancora non siamo riusciti a modificare nulla. Ci vorrebbe una deroga all'ordinanza e al contempo la volontà politica per farla, volendo basterebbe pochissimo tempo”.

Per quanto l'Amministrazione palermitana abbia miriadi di problemi da risolvere, stando ai fatti –; e non solo a quelli palermitani –; l'arte in strada è ancora lontana dall'essere interpretata come un momento di ricchezza che corre tra chi l'apprezza e chi la fa. Non è il valore aggiunto che si vorrebbe, la pennellata creativa per rendere piacevoli e umani gli spazi urbani, l'allegro spunto di riflessione tra la pausa pranzo e il ritorno al lavoro. E gli artisti appaiono più come pedine da spostare che i protagonisti di un processo di “ri-animazione” del contesto urbano. “Noi non vendiamo nulla, facciamo arte, il rapporto con le persone, che da passanti si possono trasformare in pubblico, è diretto –; dice –; sono loro a decidere se lasciare scivolare nel cappello un riconoscimento economico o meno. Siamo altra cosa dai commercianti che operano sulla strada. Purtroppo paghiamo lo scotto di comportamenti sopra le righe di artisti che non si sono posti il problema del rapporto con la città e di come alimentarlo. Non si sono fatti scrupolo di impiantare veri e propri sound system nelle piazze, hanno abusato del mestiere e della pazienza dei cittadini che alla fine, esasperati dalla ripetitività, hanno giustamente protestato e ottenuto uno stop a scapito di tutti noi”.

Inevitabile l'irrigidirsi dell'Amministrazione, oggi ci si può ritrovare da giocolieri accompagnati da una colonna sonora discreta in “indesiderati”, passibili di sequestro del proprio set professionale e sanzioni. “Siamo lavoratori illegali a casa nostra, messi al bando perché manca un regolamento che sappia fare le debite distinzioni tra una figura e l'altra –; continua –; per correre ai ripari, anche di recente abbiamo scritto una lettera al Comune con l'obiettivo di riprendere il dialogo interrotto. A questo punto crediamo che il codice etico degli artisti possa diventare il punto di partenza di un nuovo capitolo dell'arte in strada e del rapporto con la città e le istituzioni. Chi non lo rispetta, una, due tre volte, poi si vedrà, è giusto venga allontanato. Ma a quel punto sono tutti fatti suoi”.

Per saperne di più sul movimento Libera il Cappello

Gli artisti di strada “adottano” il mercato
Al via il Ballarò Buskers.