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Non risparmiarti un bello spettacolo

L’arte in gabbia. Tassata come un lavoro riconosciuto, ma emarginata dallo Stato. L’ironia graffiante del video

Guardatelo, sorridete, riflettete e tornate seri. Perché il filo conduttore del video “Non risparmiarti un bello spettacolo”, realizzato e lanciato in rete da Residenza Teatrale Initinere di Bergamo apre una finestra sul mondo. Lo fa con la leggerezza dell'ironia, ma propone una doppia verità: il mestiere dell'artista non è considerato tale dalla maggioranza delle persone, a meno che non sia la tivù a conclamarne il successo, i suoi spettacoli non sono percepiti come il frutto di un lavoro. Costi di produzione, impegno e dedizione spariscono, risucchiati da un pregiudizio mai superato. Soprattutto in Italia. Vale sulla strada, nei circuiti teatrali minori e, a dirla tutta, anche tra gran parte delle istituzioni spesso sensibili a parole alle proposte artistiche per motivi di convenienza economica, ma ben lontane dall'incoraggiare il propagarsi del virus della cultura declinata nelle più differenti espressioni, che sono stimolo per il cervello, medicina contro il silenzio e integratore dell'estetica.

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 “Abbiamo voluto trattare in modo ironico, del resto è nelle nostre corde, un argomento di cui non si parla mai abbastanza soprattutto nel mondo delle produzioni diverse da quelle di cassetta. –; spiega Lorenzo Baronchelli di Residenza Teatrale in Itinere –; il mio ruolo nel video è quello del ragioniere puntiglioso e pignolo, il tormentone riproposto di continuo per sottolineare il ricatto dei numeri. Avendo una laurea in economia e commercio e occupandomi della burocrazia disordinata e brigosa a cui sono sottoposte manifestazioni e produzioni, ho il polso di una situazione ben poco duttile rispetto alle esigenze di chi fa il nostro lavoro”. Produzione, promozione, commercializzazione, tutte voci che fiscalmente identificano un lavoro pur in mancanza di un contraltare di sostengono al suo sviluppo. “Manca il riconoscimento di una grande fetta culturale del panorama italiano –; continua –; un artista sembra avere valore solo quando passa in tivù. Faccio un esempio, chi partecipa a Zelig o ad altre trasmissioni a sfondo comico, ha più chance di successo, si dimentica che sul palco dei teatri, ma non solo, vive un mondo stimolante e propositivo di più generi per nulla premiato dallo Stato”.

L'Italia della cultura è un Paese dalla facile discriminazione. Come nel calcio c'è una serie ‘A' e una ‘B' a cu spetta però la possibilità di rimonta, non contemplata per artisti, compagnie e organizzatori. Le cose sono peggiorate da quando l'inasprirsi della crisi economica del 2008 ha imposto pesanti tagli di bilancio ai Comuni i quali, a loro volta, hanno cancellato o ridotto progetti culturali nonostante il successo di pubblico ottenuto. “Molte municipalità hanno fatto retromarcia, è una realtà che tocchiamo con mano, lo dico da artista ma anche da organizzatore –; spiega –; Residenza Initinere, composta da Ambaradan, Luna e Gnac teatro e Carmen Pellegrinelli, è impegnata su più fronti da rassegne di strada a spettacoli teatrali fino alla formazione”. Eppure siamo ancora lontani dallo sposare un concetto universale: la cultura come bene comune. Un valore aggiunto da far crescere. “Basta pensare che il 90 per cento del Fus (Fondo Unico per lo Spettacolo) va alla lirica –; conclude –; per capire lo stato dell'arte”.

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