Passando dai territori feriti da guerre e conflitti, come Palestina, Serbia e Messico, i clown di Pallasos en Rebeldia impacchettano la creatività e gli spazi scenici trascinandoli on the road per trasformare luoghi di frontiera e campi per rifugiati (come quelli di Calais e Idomeni) in posti dove ritornare a vivere sotto il segno dell'allegria, ribellandosi alle guerre attraverso l'arte.
Il collettivo artistico spagnolo, composto da musicisti, clown e artisti di varie discipline circensi, propone la creazione di uno spazio di solidarietà internazionale dove difendere i diritti umani tramite la cultura e la solidarietà.
Improvvisando sulla strada spettacoli, laboratori e azioni artistico-solidali, i clown ribelli si muovono da un angolo all'altro del pianeta praticando l'utopia del circo consapevole, un circo che sogna un mondo di condivisione multiculturale e libertà, un mondo senza frontiere e senza muri, in cui si possa tornare a sorridere grazie alla lingua universale della risata.
Un progetto che percorre cammini difficili, incrociando vite e culture differenti, con uno sguardo poetico e consapevole che fa dell'allegria la sua bandiera, trasformando le barriere in luoghi di inclusione e di festa dove, almeno per un pò, il suono delle risate è più forte di quello delle bombe.
"Ci sono viaggi che ti cambiano la vita. Viaggiando verso il Chiapas ho scoperto la rivoluzione della parola e della tenerezza, nel Sahara ho riscoperto la cultura degli sguardi infiniti e i sorrisi eterni, a Gaza ho scoperto la clownerie ribelle come forma di vita che passa per la creatività armata di dignità e poesia" afferma Ivan Prado, membro fondatore del collettivo.
Un'azione artistica che ci ricorda che le strade, tutte le strade del mondo, possono tornare ad essere casa dell'arte e di tutti gli uomini, sotto il meraviglioso tendone del grande circo che tutti noi condividiamo: il cielo.