"In India non ci sono i Palloncini (modellabili),
ma bambini, bambini e ancora bambini…"
Giovanni Messina, storico Artista di strada di Milano (uno dei pochi attivo nella città ambrosiana in maniera continuativa dagli anni 90) me lo dice solo alla fine - ma è proprio lì che portano, tutte le strade che ha preso.
Italia, Milano, Bologna, Pisa, e poi Spagna, Sudamerica e Svizzera, fino, tornando indietro dove tutto ha avuto inizio, a Londra, dove per la prima volta incontra l'arte di strada: una marionetta utilizzata fin dal Medioevo, diventata poi un gioco di prestigio negli anni 30 ed utilizzata dai suonatori jazz di colore nelle periferie americane, e poi ancora, da lui personalizzata fino a renderla quasi “magica” ( ah, ma questa è un altra storia) -e decide di percorrerla fino alla fine.
Diventa così un Clown (il clown TRALLALLERò) , un Mago, uno scultore di Palloncini- un Artista di strada.
“Faccio anche eventi privati, feste di compleanno, magie nei ristoranti o tramite ingaggio, però alla strada non rinuncerò mai, per me non è una fase di passaggio”
E' sì un mestiere per Giovanni, perché dà da vivere, ma è sopratutto un modo di vivere: “Ciò che hai e che sei, se non lo condividi non ha senso. E non puoi condividerlo solo in alcuni momenti. Se manifesti ciò che hai solo dietro ad un compenso è triste: un clown è sempre un clown. Un artista ci campa, ma ciò che conta è lo spirito con cui tu ti metti in gioco”.
Giovanni mi racconta di come dopo una serata di compleanno in cui era stato chiamato a fare spettacolo per una signora, decide alla fine di non farsi pagare, tanto lo scambio con lei e gli invitati si era fatto profondo. Quando si decide che non è possibile dare un prezzo al proprio lavoro? Per un mago, è una questione di magia:
“Quando l'emozione che provi con le persone che incontri non è possibile da quantificare, monetizzare. Succede qualcosa di magico e ti ritrovi tra amici. Mercificare quei momenti sarebbe riduttivo, brutto: romperebbe la magia”
“L'arte di strada non può essere una merce di scambio. È; riduttivo ridurla al denaro. È; molto di più. Difficilmente questo lo impari attraverso dei corsi, ma è un attitudine che cresce e si acquisisce solo facendo strada”
“Noi abbiamo la possibilità di regalare un momento magico, e quindi: perchè no?”
Ha pensato così quando nel 2010 decide di partire per l'India in maniera diversa dal solito portando con sè uno zaino pieno di palloncini, magie e nasi rossi. “E' un desiderio che è nato quando è venuta a mancare la mia compagna, che amava l'India, son voluto tornare in quella terra portando là un dono”. Arrivato in India affitta una moto, si veste da Clown e va nelle zone più povere del Paese dove i bambini non hanno mai visto un Clown, palloncini o magie; dove il concetto di dono è sconosciuto.
“Il più bel cappello l'ho fatto con loro. Erano tutti bambini che vivevano di elemosina. Durante le mie esibizioni vedevo negli occhi dei bimbi stupore e gioia. Si creava una tale energia cosi bella che capisci come nessun compenso può esser dato a questa emozione. E quando è così che ha a che fare con qualcosa di più grande di te, che attiene al senso della vita.
Ovunque si fermi Giovanni, si fermano interi quartieri. Ha pensato: se lo fanno i bambini potrebbero garantirsi un futuro migliore. “Alcuni bambini avevano cominciato a fare loro i palloncini ed erano davvero bravi. Intuivo in loro una gran voglia di imparare, come se avessero capito che per loro poteva essere una via per uscire dalla miseria quotidiana e dal giro delle elemosina. E' quindi nata l'idea di insegnare loro le clownerie e le sculture di palloncini - arte che in India e' sconosciuta- e che per questo potrebbe garantire loro un'opportunità esistenziale unica, un mestiere che gli dia dignità e bellezza.”
Nasce così il progetto Sor-riso, che si scontra però subito con delle difficoltà. La prima fra tutte è che in india, non ci sono i palloncini (modellabili).
Giovanni fa avanti e indietro per anni, con le valigie piene di palloncini, contatta anche alcune fabbriche, ma senza successo, ne visita altre, in India, e non trova nulla. Non vuole appoggiarsi a nessuna associazione locale, perché per esperienza capisce che sono tutte più o meno corrotte, interessate solo a finanziamenti e donazioni. Le famiglie locali sono un altro scoglio grande da superare: il racket delle elemosina è forte e ancora di più- una tradizione -per cui il cambiamento mette paura: più di una volta Giovanni subisce minacce pesanti da parte dei famigliari dei bambini. Prova cosi negli orfanotrofi, pensando fosse più facile agire senza la pressione dei famigliari, ma anche lì si scontra con organizzazioni corrotte e poche interessate effettivamente a dare un futuro ai bambini: “ alla fine dello spettacolo e della spiegazione del progetto, mi chiedevano pure dei soldi” . Giovanni si è sempre autofinanziato in questo progetto, tutti i viaggi in India li ha fatti a sue spese e il tempo di permanenza limitato, ha anche ostacolato il progetto.
Per ora Sor-Riso rimane un sogno, aperto però a “ tutti coloro che hanno voglia di dare la propria disponibilità e qualsiasi cosa possa essere utile alla sua realizzazione. Lo trovate come Gruppo Facebook Progetto Sor-riso.
Qual'è il tuo progetto adesso?
Tornerò in India, ma anche qui c'è del lavoro da fare. E' importante, qui in Italia, valorizzare la figura dell'artista, ora in discussione e in pericolo perché l'arte di strada è cambiata. Sopratutto nei numeri, cosicché ci sono molti che non condividono nei fatti un valore etico, sono più che altro speculatori che vanno in strada con intenti differenti da quelli di portare arte o bellezza e non condividono la responsabilità che ha invece un artista di strada verso la città, il pubblico, il territorio . E' importante per questo aderire ad un codice etico che valorizzi la figura dell'artista di fronte alle istituzioni e nei confronti della gente.
Giovanni ha molte storie ancora da raccontare e, mi ha promesso, lo farà.
Seguiteci
“Un Clown non è part time, è sempre un clown. Il naso rosso non è un accessorio, ce l'hai sul cuore”