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I lavori, coinvolgenti, di Gec(Art)

L'arte si trasforma e cambia con noi

Lui si chiama Gec. Lui crea arte pubblica (Art). Lui è di Torino.

Lui è uno dei miti della mia adolescenza, nonostante siamo quasi coetanei: La street art, i muri della città, le installazioni, le fotografie, poi la maturità, le opere partecipate, Torino che cambia faccia, le mostre, nuovi lavori, pensieri diversi e diverse anche le città, poi la gente: curiosa, indignata, la gente che guarda, la gente che aiuta, la gente che vive l'opera, la gente che vorrebbe portarla a casa.
GecArt: non ha etichette, non vuole definirsi con un unico nome, “le etichette sono pericolose”, mi dice al telefono facendosi una risata. “Ho cominciato per strada, una volta non era una moda fare street art, era un'esigenza, lo facevo per il piacere di farlo, una valida alternativa alla discoteca” - Continua - “Poi è arrivato il mercato, ma continuo a lavorare in strada. La risposta delle persone è varia, c'è chi si ferma, chi fotografa, chi mi ignora… è interessante perché è un pubblico trasversale, tutto diventa casuale ed imprevedibile.”A proposito di libera interpretazione dell'opera chiediamo a Gec qualche chiave di lettura per la sua arte:
Le mie opere hanno più chiavi di lettura: io ho la mia opinione, ma una spiegazione attraverso le parole rischia di cancellare il potere e il senso dell'opera stessa - l'artista non deve dare delle risposte, al massimo può porre delle domande.

I lavori di GecArt sono tanti, sparsi in Italia e all'estero: all'inizio Gec è partito da buone idee, carta e colla, creando arte pubblica che può essere letta in chiave di denuncia sociale, ma anche come opera collettiva. Tutti possono incappare in un'opera di Gec: si trovano per le strade, ma si possono vedere anche nelle gallerie.
I più fortunati però, possono anche partecipare alla “costruzione di un'opera”. Gec, infatti, nella sua selezione di opere più mature, sta lavorando attraverso i social network, come se fossero un pennello, nel tentativo di cercare sentieri nuovi, inesplorati e coinvolgenti per il pubblico. Lo scopo di questa ricerca, è spostare il piano artista/pubblico sullo stesso livello, in effetti se non c'è pubblico non si fa l'opera.
Coinvolgendo le persone direttamente, come nell'opera “Cala la notte”, una serie di work on paper, frutto di un percorso progettuale durato 6 mesi, nel quale l'artista ha raccolto, tramite web e ricerca diretta, 12.000 gratta&vinci usati: una raccolta in cui tabaccai, utenti privati e supporter dell'artista, hanno dato il loro contributo attivo. Proprio in queste “avventure collettive”, così definite anche sul sito web di Gec Art, i risultati e le tappe del percorso, prima dell'opera finita, non sono prevedibili. Il bello però è proprio questo. Gec ha un'idea, porta avanti un progetto, che a volte può cambiare in corsa. Mette sul piatto pensieri forti, chiede alle persone di partecipare e successivamente nasce l'opera, che si trasforma e cambia, in un continuo divenire fatto di partecipazione attiva del pubblico e dell'artista, sullo stesso piano.

I temi trattati da Gec nella sua arte sono tantissimi: Dal gioco d'azzardo trattato attraverso le girandole di gratta e vinci disposte per strada, a tutta la serie “Cala la notte”, fino a Marylin Monroe trasformata in una “lavoratrice da call center”, da icona del cinema a icona del precariato, fino all'invasione silenziosa dei ratti tecnologici a Parigi, dove l'artista ha voluto cerare un vero e proprio corto circuito tra i passanti, seminando non solo stupore, ma anche domande. Uno degli ultimi lavori di Gec invece è “Consapevolezza, ottimismo, impegno” –; Giovane ginnasta su barriere antiterrorismo –; Torino –; 2017, dove la ginnasta, filmata e fotografata dall'artista, diventa opera pubblica, sconcertando i passanti, sorprendendoli, invitandoli alla riflessione. Altri lavori di Gec sono visibili sul suo sito: http://www.gec-art.com oppure passeggiando per le vie delle città. A Torino si può ancora incappare in qualche “Sistema floreale di videosorveglianza”, se si è fortunati.

 

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