Uno dei ricordi più belli che ho del mio ultimo viaggio a Palermo sono le strade della Vucciria.
Un quartiere che sanguina e trasuda un'incredibile bellezza onirica e surreale: fra gli antichi palazzi nobiliari ormai in rovina, le urla dei venditori di di pesce nei mercati all'aperto, la merce contrabbandata accalcata sui banchetti di fortuna e i mille murales che sussurrano storie dalle "pareti" della città.
Un quartiere pieno di vita, purtroppo, spesso stigmatizzato a causa dei fenomeni di piccola criminalità che ha ospitato negli ultimi anni.
Si sa, un viaggio è una scoperta umana, oltre che artistica. E non avrei potuto fare scoperta migliore di Piazza Garrafello. Un tempo cuore mercantile della città grazie alla sua posizione strategica e alla sua vicinanza al porto, oggi è cuore della Palermo giovane e alternativa, brulicante di vita e arte.
Un paio di estati fa mi capitó di imbattermi in una bella donna seduta ad un banco dipinto a tinte sgargianti, dove a caratteri cubitali si distingueva la scritta "BANCOMAT". In breve mi raccontò la storia della Piazza in cui ci trovavamo, oltre che la storia dell' antica fontana che si trovava alle nostre spalle, al centro di piazza .
Una fontana per cui lei, Costanza Lanza di Scalea e il suo compagno, l'artista austriaco Uwe Jantsch, si sono battuti a lungo denunciando lo stato di abbandono di uno dei simboli della piazza, rimasta a secco a causa del menefreghismo delle autorità.
Il colmo, in un luogo il cui nome, Garrafello, significa in arabo "abbondante d'acqua".
E proprio grazie all'azione artistica e sociale di Uwe e della sua compagna la piazza dà voce a mille voci umane, raccontando le vicende di un intero quartiere simbolo della città di mare d'arte e cultura.
Figure quasi in estinzione come quella dello stigghiolaro, (personaggio che si può facilmente incontrare per le vie della città, dedito a cuicinare le stigghiole, piatto tipo della cucina palermitana a base di budella di agnello) che resistono all'estinzione sulle opere murali del quartiere.
Una voce colorata e fuori dal coro, quella di Uwe, capace di innalzare al cielo una cattedrale di rifiuti alta ben 25 metri, nella Loggia dei Catalani, monumento ridotto in rovine dopo la guerra.
Un'installazione geniale, riuscita anche grazie al sostegno attivo degli abitanti del quartiere che aggiungevano pezzi al progetto originale, a contatto con un'arte viva e dialogante con la città.
Tra le altre opere di Uwe troviamo anche due installazioni che campeggiano su Palazzo Mazzarino, antica residenza nobiliare: la scritta " UWE TI AMA " a simboleggiare in caratteri cubitali l'amore tragico e l'attaccamento quasi fetale ad un quartiere che sospira sulla costa, e " BANCA NAZION ", che si staglia sul rudere del palazzo decadente.
Opere dal significato limpido, così come la scritta "Durex Tropic" su un edificio pericolante recentemente messo in sicurezza, che l'austriaco ha trasformato in una gigante scatola di preservativi in cemento armato, ribattezzata poi come Durex Tropic Tower.
Secondo l'artista infatti la messa in sicurezza non dovrebbe compiersi attraverso l'utilizzo del cemento armato, perché la sua aggressività andrebbe ad occultare la storia di palazzi e luoghi del passato.
Oggi molte di queste opere non sono più visibili a casusa dell'intervento del Comune di Palermo, che preoccupato per la sicurezza dei suoi cittadini è "intervenuto" subito: non ristrutturando, restaurando o proteggendo i ruderi dei palazzi pericolanti (come Palazzo Mazzarino) con delle impalcature, ma unicamente cancellando le opere dell'artista ed innalzando muri per vietare l' ingresso alla zona.
Pochi mesi fa è arrivato l'addio definitivo di Uwe alla città di Palermo dopo ben 19 anni di sodalizio artistico e amoroso con il quartiere.
Dopo essersi opposto ai tentativi di gentrificazione del quartiere con le sue rose, simbolo della sua cifra stilistica, e i suoi " NON SI VENDE", l' artista e la sua compagna lasciano un immenso vuoto nella vita culturale della città siciliana. Segno che l'arte è un bene comune, che non va MAI sottovalutato.