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Cambiare i paradigmi educativi per insegnare “la vita”.

Due chiacchiere sulla pluralità educativa.

Immaginate un mondo popolato da adulti che hanno imparato a “vivere”.

Un futuro, non troppo lontano, dove i valori hanno un ruolo importante, dove ai genitori, che una volta erano bambini, è stata insegnata la libertà espressiva, l'attenzione e il rispetto per la bellezza.

Sembra un'utopia, ma questo mondo è possibile. Ci sono persone che lavorano a un metodo educativo diverso da quello canonico, a cui siamo ormai abituati. Persone che immaginano un futuro dove non c'è abbandono scolastico, non esiste fobia scolare. Persone che lavorano ogni giorno per un'educazione attenta ai bisogni degli alunni, in grado di cambiare il metodo di insegnamento e apprendimento, lasciando ai bambini la possibilità di crescere e imparare, in un modo più libero.

 

Venerdì 12 maggio abbiamo assistito, alla Cavallerizza di Torino, al primo incontro nazionale sulla libertà di insegnamento, seguendo canoni più europei e modelli di apprendimento diversi da quelli “imposti” da quella che si può definire Sovranità Educativa.

Il portavoce dell'incontro è stato il Presidente dell'associazione Manes, Danilo Casertano.

Riportando le parole di Danilo: “La scuola di Stato è l'unico soggetto pubblico di erogazione, per quanto concerne l'educazione ad oggi. Noi speriamo di cambiare i paradigmi educativi, vogliamo creare nuove possibilità di scelta”.

L'associazione Manes è nata nella primavera del 2009, da persone che hanno sentito l'esigenza di proporre un'alternativa all'educazione “classica”. Da anni fondatori e collaboratori lavorano a modelli di istruzione nuovi, attenti ai tempi, ai bisogni e alla libertà espressiva di ogni bambino, associando all'attività di ricerca anche quella di divulgazione e informazione, attraverso corsi e convegni.

Tra i tanti progetti dell'associazione segnaliamo la Scuola nel Bosco, in collaborazione con la società L' Emilio a Roma. L'obiettivo è sperimentare nuove modalità di insegnamento, condividendole con realtà istituzionali, dimostrando che si possono raggiungere ottimi risultati educativi senza dover trascorrere la giornata chiusi dentro un'aula. Questo tipo di percorso di “nuova educazione”, aiuta gli allievi a sentirsi più liberi, a esprimere meglio le loro potenzialità, aiutando precocemente anche i bambini che mostrano segni di disagio, prevenendo problematiche come la fobia scolare e l'abbandono scolastico. Sullo stesso modello educativo è incentrato il progetto dell'Asilo del Mare, nato grazie alla collaborazione tra l'Istituto Amendola - Gattuso e Manes, con la partecipazione attiva del CHM Lipu.

Queste realtà sono la risposta, sotto forma di offerta educativa, all'altissima domanda di molti genitori italiani, che chiedono un'alternativa alla scuola di Stato.

“Al momento, se si parla di alternative rispetto alla sovranità educativa, l'offerta in Italia è pari allo 0,001% e non copre una minima parte della popolazione scolastica” - dice Danilo. “Vogliamo cambiare i paradigmi educativi, oltre ai diversi progetti stiamo lavorando anche alla stesura di un libro, per divulgare quanto abbiamo raggiunto col nostro lavoro di ricerca e vorremmo condividerlo con quanta più gente possibile. Per andare avanti serve informazione, serve identificare i fattori x, che permettono di andare al di là, di fare ciò che ancora non si può fare... e servono più persone”.

Oltre ai fattori fondamentali per poter espandere questo metodo, come si può diffonderlo e renderlo un'alternativa concreta anche per molti altri bambini in Italia?

“Ad oggi lavoriamo su prototipi in collaborazione con lo Stato, ma indipendenti. Il sostegno arriva per lo più da contributi privati e abbiamo numerosi accordi e partnership con enti e istituzioni, come guardie forestali, servizi sociali, rete delle scuole all'aperto, il Miur, per citarne alcuni. Ma la vera differenza arriva dalla domanda. Se la domanda cresce, allora sarà più semplice ampliare l'offerta. Esattamente come è successo con i prodotti Biologici. Qualche anno fa erano destinati a un piccola parte dei consumatori, una nicchia. Oggi sono nel mercato della Grande Distribuzione. Parliamo di numeri: in breve tempo contiamo di portare quest'offerta formativa a 600.000 studenti, invece di 6.000. Anche in questo caso, la domanda è in grado di condizionare “il mercato”. Genitori e insegnanti devono essere “consumatori” consapevoli, liberi di poter scegliere.”

In merito al settore dell'arte pubblica e performativa, che è un punto rilevante per quanto riguarda la libera espressione, parleresti di sovranità educativa?

“Ho sempre lavorato bene con circensi e artisti di strada, principalmente per quanto riguarda i lavori di gruppo sull'espressione corporea. Vedere un'esibizione artistica in strada è certamente un'esperienza significativa, che contribuisce alla crescita individuale. Riguardo agli spazi cittadini ritengo che si possa parlare di sovranità territoriale, con regolamenti comuni sulla gestione degli spazi urbani. Resta il fatto che esprimere se stessi e poter conoscere le arti è un punto importante da non sottovalutare, anche per quanto concerne l'educazione. Si dovrebbe parlare anche di sovranità espressiva”. Conclude Danilo, in una chiacchierata amichevole avvenuta qualche giorno dopo l'Incontro di Torino.

Viviamo un periodo storico dove si sta cominciando a parlare di una nuova patologia: “Il deficit di Natura”. Nel mondo si sta sempre più affermando una nuova corrente pedagogica che è conosciuta sotto il nome di Outdoor Education: questo approccio si sta rapidamente diffondendo perché corrisponde perfettamente ai bisogni dei bambini di questo periodo storico. La coscienza ecologica non può nascere astrattamente o intellettualmente attraverso i libri, bensì necessita di essere coltivata come un piccolo seme e crescere nel quotidiano. Questo punto, riportato sui canali social della Scuola nel Bosco, è un giusto spunto di riflessione.

Danilo, durante la nostra piacevole conversazione, mi ha spiegato che le loro proposte seguono lo sviluppo “naturale” degli alunni. Le cose vengono fatte quando il bambino è pronto per farle, per assecondare lo sviluppo antropologico.

I principi fondamentali sono la non violenza, l'educazione libera e lo sviluppo dei talenti espressivi di ogni individuo. L'insegnamento viene affrontato come un'arte, dove anche il docente affronta un lavoro su se stesso. È; una crescita “condivisa”, dove i valori educativi hanno la stessa importanza dell'istruzione e si crea un'esperienza pedagogica diversa, finalizzata ad avvicinare i bambini alle risorse naturali del territorio.

Una scuola nuova che dovremmo poter frequentare anche noi adulti, per migliorare non solo l'educazione dei più giovani e il futuro di domani, ma anche il nostro approccio alle cose e di conseguenza la nostra qualità della vita.

Fonti fotografiche:

Fb / Manes https://www.facebook.com/Manes-La-Città-è-la-scuola

Fb/ Asilo del Mare https://www.facebook.com/asilodelmare

Fb/ Scuola nel bosco https://www.facebook.com/scuolanelbosco/

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