L”altra economia', solidale, critica e ragionata e l”altra arte', quella in strada, urbana, facile da incontrare, nessun biglietto da pagare, povera di scenografia, spesso forte della tecnica e alle volte irriverente quanto basta per attirare l'attenzione, suscitare una risata, invitare alla riflessione, stuzzicare il senso critico. Due facce della stessa medaglia, del medesimo ‘Altrove', unite da un solo pensiero: riscattare lo spazio, il tempo, rimettendoli al servizio dell'essere umano, del piacere di fare comunità per rompere il silenzio imposto alle nostre città da quell'instancabile sminuzzatore di esistenze e mondi che è il mercato.
E' in questo panorama estremo che s'inserisce lo spirito dell'arte di strada protagonista per vocazione di un gioco di comunicazione utile a rafforzare l'economia solidale, l'unica possibile per tornare a respirare. Ne è convinto Massimo Renno presidente di AEres –; Venezia per l'altra economia, che raggruppa una trentina di realtà tra cooperative, società, ditte, lavoratori autonomi, gruppi d'acquisto e aziende agricole biologiche del Veneto. “L'altra economia ha a che fare con i territori sociali delle comunità, offre una visione non lineare dell'economia tradizionale spingendo verso il recupero di una dimesione umana –; dice –; l'arte di strada con le sue rotture stilistiche, spesso ironiche se non satiriche, raggiunge in modo diretto il cuore e la testa delle persone. E può rimarcare come l'economia debba essere al loro servizio e non il contrario”.
Risulta difficile pensare a un mercato di servizio, nonostante la crisi il desiderio di consumare a tutti i costi e senza tanti complimenti è dirompente come l'effetto di una droga pesante. Tuttavia da una parte all'altra del pianeta emerge il bisogno, seppure frammentato, di fare un passo indietro. Lo si voglia o no, il modello economico dentro il quale annaspiamo, non funziona più, lo dicono molti analisti e lo conferma il distroso panorama geopolitico. L'inversione di tendenza è timida, ma c'è, va sostenuta dalla consapevolezza, vero antidoto alla debacle.
“L'adesione all'altra economia non è un atto dell'avere ma dell'essere, è necessario alimentare una vetrina di valori più che di consumi –; continua –; la provocazione dell'arte di strada, che è patrimonio di tutti, facilita questo processo. Porta con sè la capacità di smascherare la realtà in modo diretto e si pone come un pungolo per prevenire possibili derive. Può farci riflettere su quello che non dobbiamo diventare e che invece possiamo fare insieme”.
Il fare, passi il bisticcio di parole, lo si vedrà anche nella seconda edizione di “Si può fare –; festival delle economie e delle relazioni solidali” di Mira, in programma il 30 settembre e l'1 ottobre. La manifestazione, come recita il sito di AEres, è aperta a quanti stanno sperimentando nuove modalità di produzione, di scambi e comportamenti sociali fondati sulla cura dei beni comuni. Al centro dell'iniziativa la decrescita ecologica, il commercio equo e solidale, le energie rinnovabili, la mobilità dolce, il consumo critico. “Si può fare!”, è un luogo dove coccolarsi, dedicato agli incontri, a spettacoli, musica, attività culturali e ricreative fil rouge della due giorni veneta.