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Arte, chilometri e gioia.

Intervista a Italo Cassa un vero "Capitan Gioia".

Molti anni di attività, numerosi paesi percorsi dall'Europa fino al Sud America, centinaia di incontri straordinari: una marionetta, mostre fotografiche e libri accomunati da una sola missione. Quella di far correre la gioia lungo la mappa del mondo, al di là delle distanze e dei confini.

È; questa l'arte (ma anche il mestiere) di Italo Cassa, anche chiamato Capitan Gioia.
Da anni attivo nella costruzione di percorsi di pace e solidarietà, Italo ha attraversato scenari di guerra e luoghi devastati da calamità naturali, dall'ex Jugoslavia fino ad Haiti, affiancando alle missioni umanitarie le professioni di fotografo, editore e libraio, portando avanti progetti come la Scuola della Pace.
Proprio con quest'ultima, nel 2009 organizza un'enorme ludoteca per i bambini bambini terremotati all'Aquila, in Piazza D'Armi. Da questa esperienza nasce nasce il personaggio clownesco di Capitan Gioia, che gira il mondo applicando la Joy therapy, terapia a base di gioco e allegria. Nel 2012 visita i campi profughi di Libano e Turchia, narrando storie ai piccoli abitanti dei campi. Ma la vita di Italo - si, la vita, perchè questo artista, cantastorie e "moderno angelo dei bimbi" si dedica alla gioia anima e corpo, ogni giorno - non si limita al volontariato: Capitan Joy è attivo anche nell'ambito dell'arte in strada, con la sua celebre marionetta "Pinocchio, l'eroe dei bambini".

Nell'estate 2017 Italo e la sua marionetta compiono il primo viaggio internazionale, percorrendo in 4900 chilometri in 52 giorni con il JoyBus attraversando l'Italia, la Francia, il Belgio e il Lussemburgo.
Il suo Pinocchio ha realizzato rappresentazioni a: Pietrasanta, Rapallo, Genova, Sanremo, Nizza, Aix en Provence, Avignone, Valence, Lione, Macon, Digione, Parigi, Reims, Charleville Mezieres, Bruxelles, Liegi, Lussemburgo, Digione, Valence, Avignone e Nizza, per citare alcune delle sue avventure, coinvolgendo migliaia di bambini e bambine.
Infine, nel 2018, Pinocchio è la prima marionetta al mondo a correre una maratona, la Run for Fun di Roma, maratona non agonistica con lo scopo di rimettere in marcia la Carovana della Gioia, il pulmino colorato con cui i volontari della Scuola di Pace portano Sorrisi e Gioia ai bambini, difendendo i loro diritti, tra cui il diritto al gioco.

Intervista a Italo Cassa

Raccontaci un po' di te e del tuo percorso umano e professionale, che spesso si intrecciano.

"Innanzitutto buongiorno,
sono arrivato all'arte di strada dopo aver fatto per quasi trent'anni attività sociale e di volontariato con i bambini, in Italia e all'estero. In questi anni ho organizzato concorsi per le scuole, manifestazioni pubbliche e viaggi di solidarietà allo scopo di portare gioia e solidarietà ai bambini e alla popolazione in zone dove erano in corso guerre, oppure dove erano accaduti terremoti. Mi hanno domandato più volte perché l'ho fatto e ho sempre risposto che lo facevo perché mi andava, perché lo ritenevo giusto, tutto qui. A volte mettersi un naso rosso e portare anche un semplice palloncino a forma di cuore, o dei burattini, all'interno di una guerra, come ho fatto negli anni passati in Siria, può sembrare una pazzia, perché c'è anche una certa dose di rischio, però penso che noi "folli" artisti abbiamo tutti qualche aiuto in cielo, e quindi non ho mai avuto grandi problemi. L'importante è stato portare un sorriso, non importa se solo per poco.

Com'è iniziata la tua esperienza nel mondo dell'arte in strada?

Sono approdato all'arte di strada qualche anno fa. Era ed è un mondo molto diverso da quello sociale, spesso non coincidente, anche se ho visto e conosciuto artisti di strada che di tanto in tanto fanno anche i volontari. Comunque nell'arte di strada ci sono entrato, in punta di piedi, prima con le bolle di sapone e poi con la marionetta di Pinocchio e ora anche con altre. Devo dire che l'incontro con il mondo delle marionette, e in particolare Pinocchio, è stato importantissimo, quasi un evento del destino, e ha cambiato la mia vita. Pinocchio di fatto è la metafora della nostra vita, dove a volte, spesso, sbagliamo, diciamo "bugie", ovvero sostanzialmente mentiamo a noi stessi, prima che agli altri. Poi però abbiamo la possibilità di migliorare, e questo può avvenire solo per amore, com'è stato per Pinocchio. Non credo però che la soluzione sia quella del "diventare un bambino vero", Collodi dichiarò più volte che non voleva quel finale. Penso sia più interessante invece riconoscersi ancora come burattini (anche se il termine esatto è marionette con i fili) però prenderne piena coscienza e superare, andare oltre i fili, ovvero verso una libertà cosciente.
In questa prospettiva, filosofica e pratica, una marionetta può fare veramente tutto e non ha limiti, può anche essere molto di più del Pinocchio classico, infatti il mio Pinocchio balla sia le musiche classiche della favola, sia musiche più moderne di Swing jazzato o altri generi."

Il tuo Pinocchio ha viaggiato in tutta Europa, oltre che in Sudamerica. Hai riscontrato una certa "universalità" in questa forma espressiva? Come hai vissuto l'abbattimento della barriera linguistica/culturale?

"Con Pinocchio ho anche viaggiato molto. Secondo me il miglior approccio all'arte di strada è proprio nel viaggio, e Pinocchio è molto conosciuto dappertutto, quindi riscuoteva sempre molto successo, senza nessun problema di linguaggio, perché il teatro di figura non ha bisogno di spiegazioni linguistiche."

Hai raccolto con dei progetti fotografici i tuoi viaggi e la tua storia. Puoi raccontarci il tuo approccio alla fotografia e dirci qualcosa in più?

"La Fotografia... mi ci sono avvicinato in un periodo preciso, cominciai negli anni 70, in cui scattare una foto era qualcosa di veramente importante, anche solo per il fatto che non era così semplice com'è ora con la fotografia digitale. Bisognava avere una macchina fotografica almeno con una buona ottica, usare la pellicola, scattare, sviluppare la pellicola e poi stampare le foto in camera oscura. Ci voleva tempo e anche qualche risorsa economica, a scattare belle foto non eravamo in tanti, però le foto scattate erano poche ma più sentite. Oggi tutti fotografano, ovvero scattano, e non è proprio la stessa cosa. Quando si guardava attraverso l'obiettivo di una reflex la fotografia si "sentiva", e ad un certo punto si era certi di aver fatto uno scatto buono, anche senza aver ancora fatto sviluppo e stampa.
Quindi ora cerco di scattare sempre meno fotografie, mi interessa più vivere la vita, non solo guardarla attraverso un obiettivo, magari fotografo di più con gli occhi, mentre faccio uno spettacolo con Pinocchio e vedo gli occhi stupiti dei bambini... Penso che non serva poi conservare tante immagini, hanno più valore i ricordi che restano nella nostra anima."  - Continua Italo - "Aggiungo un "post scriputm", per me importante: Voglio dedicare questa intervista al prof. Livio Sossi, ordinario di letteratura per l'infanzia all'università di Udine, che questa mattina, 20 febbraio, ci ha lasciato. Un grande lutto per tutti quelli che lavorano con e per i bambini."

Ringraziamo Capitan Gioia per il tempo che ci ha regalato, raccontandoci qualcosa di sè e delle sue straordinarie avventure benefiche. Le interviste e le storie di persone come lui ci rallegrano e ci fanno sorridere. Perchè sotto forma di legno, fili o carburante consumato da un colorato bus della gioia, c'è ancora chi riesce a rendere tutte le strade del mondo delle "buone strade".

Mercati "d'autore"
Quando gli stand si colorano d'arte